“Quando la divisione riporta alla coesinone e ad un'incredibile identità BIterritoriale”.
Mezzolombardo (TN)
L'azienda di cui vi voglio parlare è importante per noi della Cantina perché è stata una delle prime aziende a scaffale sin dall'apertura.
Con il loro Lezer (100% Teroldego con breve macerazione) hanno reso i primi mesi della Cantina divertenti e come per molti altri appassionati di vino buono sono sicura molte delle etichette Foradori hanno fatto parte delle prime bevute e sono tutt'ora un'ispirazione per produttori, ristoratori o semplicemente bevitori del buon vino.
Sebbene tutte le limitazioni del periodo, nella prima parte di novembre dell'anno scorso siamo andati a far visita ad Elisabetta e tutta la sua famiglia.
La visita dalla mattina è partita da Cognola dove Elisabetta ha anche le grotte per far stagionare i formaggi che lei produce.
Fontanasanta è anche dove l'azienda possiede i vigneti che danno vita al vino omonimo quindi il Fontanasanta ( 100% Incrocio Manzoni).
Durante la prima parte della visita oltre ad avere il piacere di conoscere Elisabetta di persona e sentire i suoi racconti abbiamo visto con i nostri occhi le mucche di razza Grigio Alpina, una razza tipica delle Dolomiti che tranquillamente pascolavano in mezzo alle vigne.
Vorrei tralasciare tutto il romanticismo del caso ma vedere questi animali passeggiare spensierati tra le piante ed immedesimarsi in quello che loro potevano percepire, la serenità che gli poteva dare quel luogo fa capire quanto sia importante quella che molte persone chiamano sinergia tra gli elementi.
Elisabetta senza girarci intorno troppo ci ha confidato che la sua idea è quella di lasciare la parte della produzione di vino in mano ai figli maschi quindi Theo ed Emilio mentre dal canto suo quello che la incuriosisce e per cui vorrebbe sperimentare di più è la parte della produzione di formaggi.
Prodotti con latte delle sue 6 mucche e con diverse stagionature, sempre nel rispetto dell'animale ovviamente e seguendo quello che è il suo gusto.
Mentre Elisabetta appunto segue la produzione casearia d'altra parte da circa un paio d'anni la figlia Marta invece segue tutta la parte degli ortaggi.
Tornata da poco dal Canada sta iniziando pian piano a sviluppare quella che è una produzione biologica e nel rispetto dell'ecosistema di prodotti derivanti dall'orto e per poi metterli in vendita.
Un progetto ambizioso ma che fa parte di una visione a 360° di quella che è la terra il lavoro ed infine il prodotto che essa ci da che sia il vino che sia la verdura e che sia anche il fieno che poi va gli animali che poi producono il latte.
Abbiamo proseguito la nostra visita andando verso la cantina dove avviene la vinificazione e l'affinamento ovvero, a Mezzolombardo.
L'accoglienza, con un pranzo nella sua semplicità buonissimo, è stata una delle migliori che abbiamo ricevuto, la visita guidata da Theo principalmente tra le vigne prima e poi in cantina dove Elisabetta ha iniziato una storia di affinamento in anfore che rende Foradori unica nel suo genere, è stata per me e per i miei colleghi di grande impatto.
La storia di questa famiglia nelle sue prime generazioni è antica, parliamo di inizio del secolo scorso.
Famiglie che si sono succedute portando avanti una produzione di vino sempre più rivolta al rispetto dell'ambiente fino ad arrivare a alla completa biodinamicitá.
Parte importante nella realizzazione di quella che è adesso l'azienda agricola Foradori l'ha fatta anche Rainer Zierock dando un enorme contributo alla conversazione dei loro vigneti.
Inoltre, quello che colpisce ed interessa è quanto in quelle Terre sia da sempre predominata la divisione fra due civiltà, quella Nordica quindi tedesca e austriaca e quella del Sud italiana, tant'è che nella produzione del vino e negli scambi commerciali questa separazione è stata veramente significativa.
Mezzolombardo si trova infatti tra due fiumi L'Adige e il Noce e fa parte di una Vallata separata da due componenti montuose importanti che sono le Dolomiti a sud e le Alpi al nord.
Un terroir ricco e complesso basato sul silicio ed il calcare che si mescolano ma non si integrano proprio come i popoli che hanno caratterizzato quei luoghi secoli fa.
Si potrebbe quasi dire che la cultura nata dalla fusione di nord e sud sia quasi paragonabile ad una vite che trova diversi strati di suolo e che in qualche modo deve sopravvivere così come il Teroldego ,varietà autoctona sta facendo, nelle sue componenti morbide e nelle sue componenti più dure e acide portate alla luce ma allo stesso tempo smussate dalla maturazione.
Foradori producendo per la gran parte vino da questa varietà rappresenta al meglio una sorta di fusione tra due modi di pensare di vivere di commerciare che hanno caratterizzato il Trentino Alto Adige.
La visita è continuata con vari assaggi dalle vasche e dalle anfore, l'espressione di questi vini rappresenta il territorio ma soprattutto rispecchia l'annata a cui appartengono.
Il punto di forza di un'azienda come Foradori secondo me è quella di avere una dimensione storica e fisica ( più di 25 ettari) tale per cui non si può più definire una piccola azienda ma è diventata un simbolo che rappresenta un insieme di energie e di persone e di sogni che si sono concretizzati.
Rappresenta da un lato il romanticismo e la passionalità che magari può caratterizzare la componente più "italica" e dall'altra una componente più oculata e diretta alla realizzazione di un progetto.
I vini dell'azienda foradori devono far parte del bagaglio di assaggi che ognuno di noi a prescindere da dogmi sui vini "naturali".
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WABI SABI: L’IMPERFEZIONE E’ ESSA STESSA LA PERFEZIONE”
In cantina da Pacina.
Probabilmente, questa visita fatta alla cantina Pacina sui colli Senesi è stata una delle più significative della cantina (e della mia vita).
]]>In cantina da Pacina.
Probabilmente, questa visita fatta alla cantina Pacina sui colli Senesi è stata una delle più significative della cantina (e della mia vita).
Giovanna e la sua famiglia mi hanno accolto veramente in maniera unica in questo ex convento risalente al Quattrocento dove veramente potete riscoprire voi stessi (non mi sto sopravvalutando) .
La verità è che nei vini come quelli che potete assaggiare prodotti da Questa azienda non c'è solo una mano esperta ma ci sono anche secoli di storia, di vita, di pensieri di filosofia che è difficile poter capire anche andando a visitare i luoghi dove tutto avviene.
L'aperitivo che io Giovanna, Maria Stefano e gli altri coinquilini abbiamo avuto il piacere di condividere mi ha quasi portato a pensare che vedessi nel Pacina e nel meraviglioso Sangiovese che avevo nel bicchiere le loro idee e il loro spirito.
La mattina successiva al mio arrivo durante la camminata assieme a Maria la figlia di Giovanna, mi sono resa conto del duro lavoro che c'è dietro ad un'azienda così che è sì legata ad una famiglia ma è anche una sorta di portavoce del vino fatto bene in una regione come quella della Toscana che deve molto a grandi marchi ma che si sta liberando in un certo senso di queste catene E che sta facendo anche vedere che ci sono piccole realtà come quella di Pacina appunto i che merita tutto l'interesse e non voglio limitarmi, del mondo.
Mentre camminavo Infatti tra quei terreni ho visto una vera e propria custodia della tradizione di cui Vigneti e di quelle piante ma non sforzata, bensì basata anche su progetti futuri sebbene stiamo parlando di una famiglia quella di Giovanni e quelle di Stefano frutto di cinque generazioni di gran lavoratori i vignaioli.
Maria poi dopo la visita ai vigneti mi aveva accennato che saremmo andate a visitare anche la cantina vera e propria dove tutto avviene gli affinamenti dove ci sono le barrique E beh ve lo assicuro, quando entrate nella cantina Pacina nella grotta praticamente si sentono tutti questi secoli di vita ma vita con la V maiuscola.
Non mi voglio dilungare in questo articolo Perché i vini di Giovanna e di tutte le meravigliose persone che gli sono affianco meritano di essere aperti, assaggiati e aspettati e sono un simbolo di convivialità e VITA e soprattutto perché sono andata a visitare questa azienda in un periodo difficilissimo spero siano come per me anche per voi un segno di speranza in una tradizione di fare vino meravigliosa.
PRODOTTI PACINA CHE PUOI TROVARE ALLE ERBE
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La storia di Davide Xodo la conosciamo bene noi della Cantina perché prima di tutto lui è un amico, un ragazzo che ha deciso di dedicare la sua vita ad una passione: quella per la vigna e la produzione di vino buono.
Davide, classe 1982, originario di Vicenza ha da subito intrapreso il percorso come enologo in diverse Aziende la più importante probabilmente è stata la sua esperienza in Toscana ma quella che lo ha fatto cambiare è stato il periodo di lavoro che ha fatto in Spagna, dopo aver conosciuto come si può lavorare rispettando la natura anzi custodendola.
Infatti, quello che trasmette Davide attraverso i suoi vini e quello che ci ha raccontato durante la visita è sempre legato ad un attento lavoro in vigna, nulla viene lasciato al caso e dietro le quinte c’è sempre una voglia e un impegno a fare le cose fatte bene.
Giovanissimo, dopo aver raccolto le sue esperienze Davide nel 2018 ha deciso di affittare alcune parcelle di vigneto a Vicenza precisamente a Nanto sui Colli Berici e tornare a lavorare e a dedicarsi alla vigna vicino casa. Il proprietario Ermidio è un vecchietto che vanta un’età quasi centenaria a cui Davide deve un sacco, perché questo signore lavorava già in un’ottica di massimo rispetto per la terra ed aveva capito nel suo piccolo cosa significasse fare vino buono.
Davide ora si ritrova a produrre vino con varietà locali (Tai e Garganega principalmente) e per farlo ha la fortuna di avere delle Vigne con la v maiuscola, anziane e rarissime a causa di ultimi decenni in cui il business delle cantine sociali sui Colli Berici ha portato alla sostituzione di molti vecchi impianti con altri meno longevi ma con una resa più alta nel breve tempo.
Bello è infatti vedere questa connessione, quasi percettibile, di Davide con la natura e il territorio in cui è cresciuto. Quando bevi uno dei suoi prodotti non solo ti accorgi di una certa tecnicità nel produrre vino ma anche come di un filo conduttore che rappresenta a pieno il suo carattere sicuro e determinato.
Proprio perché Davide fa parte di una nuova e attenta generazione che fa vino, ha molte novità in serbo e un ampliamento con vitigni ed etichette nuove in arrivo! E noi, non vediamo l’ora di assaggiarli!
Alle Erbe potete trovare tutta la sua linea di vini, che di annata in annata cambiano e sorprendono: una linea accattivante con etichette riconoscibili ovunque
“Nina” come la bimba di Davide, un vino bianco amichevole e sincero! Garganega con un po’ di macerazione.
Tai Rosso, il Tai in purezza di Davide espressione del territorio vino della tradizione, vinificato in cemento.
“Campetti”, 60% Cabernet sauvignone franc in uvaggio, 30% Merlot, 10% Tai rosso vino da piccoli appezzamenti i primi di cui Davide ha iniziato a prendersene cura.
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“Cambio vita, paladini della tradizione e del territorio”
Intervista a Riccardo Roncolato della Cantina Meggiolaro Roncà (VR)
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Intervista a Riccardo Roncolato della Cantina Meggiolaro Roncà (VR)
25 giugno 2020.
Una realtà ai piedi dei Monti Lessini a circa 120 mt s.l.m. che racconta di una coppia, Riccardo e Cristiana che decidono di cambiare vita e dicarla al un meticoloso lavoro in vigna.
Grazie alla loro Durella rifermentata in bottiglia e metodo classico abbiamo conosciuto due persone che credono nel loro territorio e nella tradizione connessa ad esso; la loro passione rappresenta il motore principale che muove la loro azienda e che rende i loro vini genuini prodotti “senza compromessi” proprio come ha detto Riccardo durante la nostra chiacchierata.
I terreni per lo più basaltici, e la sinergia che si crea in quelle zone tra pendii di pascoli dolci e boschi regalano vini con carattere e un‘intensità al naso unica.
Il loro rifermentato Sottocà più “ruvido” e sincero rappresenta in pieno il carattere di Riccardo, dirompente ed entusiasmante quando parla del suo vino mentre Il Corte Roncolato durella spumante in metodo classico nature, è in tutto e per tutto il vino elegante e mansueto che piace, come Cristiana Meggiolaro, il quale però nella sua semplicità stupisce e ti fa sentire a casa.
Questi sono vini che ti portano indietro nel tempo, riportano la mente alle minuscole contrade ai piedi delle montagne dove ci si faceva tutto, e come per la storia legata alla frazione di Brenton da dove viene la famiglia Meggiolaro, le donne si dedicavano alla produzione del “pan biscotto” e gli uomini invece producevano i più svariati e sensazionali insaccati di maiali lasciati stagionare senza aggiunta di nulla ma solo con pochi ingredienti: brezza, pazienza e tradizione.
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Prendi un pick up Nissan anni 90, una vigna su irti colli di Valdobbiadene ed una brace accesa.
Quando la ricerca scardina l'ordinario, quando le persone si trovano ad avere un dialogo sincero ed aperto. Così è stata la nostra visita dai ragazzi di Costaldià.
Sin dall’inizio quando siamo saliti nel pick up di Alex avevo capito che quella non sarebbe stata una visita come le altre, non ci sarebbero stati i soliti calici sopra il tavolo pronti per una noiosa verticale id vino.
Costaldilà nasce come progetto di Ernesto Cattel e del suo amico/socio oste Mauro Lorenzon, che con la prima vendemmia nel 2009, cercano di trasmettere un messaggio di riscoperta di un territorio, il Valdobbiadene ormai saturo di grosse aziende che sfruttano e calpestano letteralmente e metaforicamente la tradizione id fare vino nel trevigiano.
Ernesto non voleva far scomparire altri vitigni autoctoni della zona come il verdisio e la bianchetta trevigiana ed è stata anche la sua sfida portare esse assieme alla Glera ad una macerazione più o meno lunga per poi produrre un vino senza compromessi, non filtrato rifermentato in bottiglia alla faccia di tutti i produttori di prosecco.
Alex ora, assieme a Martina portano avanti il sogno di Ernesto che non c’è più e rappresentano in tutto le nuove generazioni che ci credono, che hanno voglia di cambiare, quelle generazioni a cui non interessa ostentare ma lavorare sodo.
Ed in loro anche noi ci siamo rivisti durante la visita, quando siamo arrivati sopra all’appezzamento più alto abbiamo capito quanto è difficile lavorarci e che non basta solo la buona volontà ma che serve anche una forte passione che distingue questa azienda da molte altre.
Alex bellunese ragazzo di sangue montanaro ci ha accolto con carne di cervo alla griglia e formaggio di malga, abbiamo assaggiato i vini di Costaldià anche annata nuova ed anche i vini che produce lui personalmente a Belluno Pedecastello e Grinton, pinot nero rifermentato in bottiglia il primo una lama sapido e con una piacevole nota ossidativa e il secondo chardonnay in purezza con una leggera macerazione che dona una nota balsamica niente male.
Abbiamo passato una giornata intera con Alex e Martina ed anche se quei vini li conoscevamo già prima, dopo aver conosciuto le anime che ci sono e ci sono state dietro questa realtà questi vini hanno acquisito un valore tutto diverso.
Costaldilà insegna a non fidarsi delle apparenze, delle belle colline sature di vigneti belli da vedere ma spesso senza carattere , ma di guardare più a fondo, e come nel fondo di una bottiglia del loro vino con i suoi più nobili residui ci trovi la parte più buono, trovando nel “difetto” una voluta perfezione.
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“La Nostra Selezione di Caprini “
“la boca no xe straca se non sa da vaca”
dicevano, ma se sapesse di formaggio di capra sarebbe ancora meglio.
In Cantina abbiamo scelto di proporre dei caprini speciali frutto di una mano femminile che porta questi formaggi ad essere ogni volta unici e rappresentativi di un allevamento giusto e di una lavorazione raffinata che non lascia nulla al caso.
Sto palando di Chiara Onida produttrice dei caprini “Il Boscasso”, agriturismo e caseificio nel comune di Ruino in provincia di Pavia.
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“la boca no xe straca se non sa da vaca”
dicevano, ma se sapesse di formaggio di capra sarebbe ancora meglio.
In Cantina abbiamo scelto di proporre dei caprini speciali frutto di una mano femminile che porta questi formaggi ad essere ogni volta unici e rappresentativi di un allevamento giusto e di una lavorazione raffinata che non lascia nulla al caso.
Sto palando di Chiara Onida produttrice dei caprini “Il Boscasso”, agriturismo e caseificio nel comune di Ruino in provincia di Pavia.
Chiara definisce il suo allevamento semi-intensivo perché conta un numero ristretto di capre e questo le dà anche la possibilità di conoscere i suoi animali quasi singolarmente per poi trasferire nella lavazione del prodotto una qualità che è come una filo conduttore durante tutta la filiera.
Chiara ha deciso di dedicarsi alla produzione di caprini con il marito dal 1989 anche se non era una tradizione di famiglia, ma la loro vita è cambiata quasi per caso.
Hanno intrapreso un percorso tutt’altro che facile frutto di diverse sinergie tra territorio, tradizione di allevare capre e la lavorazione del latte.
Quella di allevare un numero di animali limitato e occuparsi della produzione dalla A alla Z di formaggi di altissima qualità non è stata una scelta fatta a caso però, Chiara sa esattamente che tipo di prodotti vuole ottenere e lo si capisce subito appena si assaggia uno dei suoi caprini.
Noi crediamo in queste realtà, perché Boscasso rappresenta un allevamento corretto che rispetta gli animali ed un lavoro in campagna che rispetta la natura.
Tutti i caprini di Chiara sono prodotti con latte crudo non trattato e lavorato manualmente senza aggiunta di alcun additivo. Questo significa che stiamo mangiando un prodotto di altissima digeribilità e che fa bene sia al corpo e all’anima perché sono buonissimi.
In Cantina la nostra proposta cambia sempre in base alla tipologia di Formaggio che ci viene fornita, cambia la stagionatura e l’affinamento in base alla stagionalità rispettando ancora una volta le tempistiche del caseificio.
Il sapore intenso dei caprini Boscasso risvegliano le papille, rimane in bocca senza stancare uscendo dai soliti schemi di formaggi senza carattere, è il formaggio che fa da padrone e noi in questo caso non possiamo far altro che assecondarlo magari con un ottimo bicchiere di vino!
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“il grande gigante buono”
Daniele è un Vigneron che difficilmente si scorda, in Cantina i suoi vini sono una conferma e nel bicchiere rappresentano un territorio stupendo, risultato di milioni di anni di cambiamenti geologici: la Lessinia.
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Più precisamente l’azienda di Daniele si trova ai piedi dei Monti Lessini, nella valle d’Alpone nella parte su orientale a San Giovanni Ilarione ai sulle pendici del Monte Cimo.
Durante la visita i paesaggi che avevamo di fronte erano a dir poco spettacolari, i Monti Lessini vantano infatti una struttura a dir poco preistorica e un passaggio di utilizzi da parte dell’uomo dai pascoli nell’età romana, dalle estrazioni fino ad una loro coltivazione in termini di viti e ulivi che li rende a dir poco unici.
Daniele ha un piccolo gioiellino, situato proprio in contrà Muni, da cui deriva poi anche il nome della su azienda, a circa 200/300 m.s.l.m. ed è composta da circa 5 ettari quasi tutti di durella e altre uve a bacca bianca qui l’ultimo di durella che da poco ha piantato ed uno di pinot nero locato un po' più distante rispetto agli atri.
La visita verso fine giugno da Daniele ci ha risvegliato i sensi dall’irrigidimento dei mesi precedenti e non potevamo non emozionarci nel vedere un omone come Daniele parlare della Sua terra così. Sì perché il territorio da cui nasce il durello di Muni è di origine calcarea argillosa con rocce bianchissime formatesi da stratificazioni marine risalenti fino a 200/300 milioni di anni fa, i quali risultano così freddi ed aspri ma allo stesso regalano vini di un’eleganza e una “ciccia” unica.
L’interpretazione del Durello di Daniele è frutto di una ricerca e di un amore profondo per la cultura francese di fare vino buono e questo lo si sente non solo al bicchiere ma anche perché ci ha confidato la sua voglia sempre viva e presente di continuare ad esplorare e fare ricerca per migliorarsi e noi non possiamo ci stia già riuscendo alla grande!
In Cantina da Daniele dimostra una manualità unica e una tecnica invidiabile, dettata da una lavorazione dell’uva giusta e giustamente legata ad un lavoro in vigna attento nel rispetto dell’ambiente circostante e che vuole come in una danza, seguire un clima ed un territorio però pur sempre portando alla luce il carattere del Vigneron esperto, intraprendente ma con una missione precisa.
I vini di Daniele infatti non sono per nulla scontati, puliti e buoni. Di fronte ad un pranzo preparato con amore dalla moglie di Daniele e tra le risate delle sue due bimbe infatti ci hanno confidato come la loro famiglia si sia formata e dell’amore che ci stanno mettendo per continuare a fare vini sempre più buoni, e di come i nuovi progetti tra cui una vigna di pinot nero e quelle nuove di durella rappresenteranno delle sfide e delle soddisfazioni allo stesso tempo.
Quando abbiamo conosciuto Daniele e la sua famiglia, assaporato la sua accoglienza genuina abbiamo capito anche perché i suoi vini sono così buoni, passione, dedizione e un gran lavoro sono la ricetta dietro questo grande gigante buono e dietro le sue etichette ogni anno da riassaggiare e riscoprire.
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